Ale Lippi

Intervista ad Ale Lippi di m2o

Lavorare in radio è un sogno che molti appassionati di vari generi musicali hanno accarezzato nella loro vita. Ad esempio, se sei appassionato di musica elettronica, lavorare a m2o con Albertino può rappresentare il top. Anche scrivere di musica è un’attività – probabilmente più alla portata – che potrebbe darti la possibilità di sfruttare le tue competenze e la tua passione mettendole al servizio di un vero e proprio lavoro.

Rimanendo in ambito “musica elettronica”, DJ Mag Italia è il magazine cartaceo che rappresenta invece una sorta di Bibbia per la club culture, ovvero quel movimento che nasce attorno al fenomeno della musica dance, ma che si espande per invadere il lifestyle e la vera e propria “cultura” – appunto – che le ruota attorno. Capisci quindi che se ti trovi davanti un ragazzo che ha una tale autorevolezza in materia da far parte sia dell’una che dell’altra realtà, puoi ben immaginare quanto questo rappresenti una garanzia sulle sue competenze e sulla sua intelligenza. Si, perché Alessandro Lippi è sicuramente un ragazzo simpatico, dall’accento toscano, con una passione smisurata per il mondo dei dj e delle discoteche, ma anche e soprattutto una persona intelligente, curiosa e con una visione che va oltre lo strato superficiale apparentante “carnevalesco” di un mondo che si nutre di eccessi, per poi disputarli indietro con gli interessi. Conosciamolo più da vicino

D. Ciao Ale, grazie mille per aver accettato di rilasciare questa intervista. Presentati a chi non ti conosce. Chi sei e cosa fai nella vita?

R. Ciao sono Alessandro Lippi, sono una persona molto fortunata perché faccio una cosa che amo alla follia.

D. Da dove nasce la tua passione per la “club culture”?

R. Nasce teoricamente a fine anni novanta, ma praticamente con il nuovo millennio quando a ridosso della maggiore età mi era stato possibile frequentare un club che si chiamava Kama Kama, alle porte di Viareggio. Erano altri tempi. I giovanissimi non erano – giustamente – accolti in club veramente alternativi come quelli. Qualche mese dopo, una volta maggiorenne, ho iniziato a lavorare per quel club, sia come PR sia come colui il quale oggi verrebbe definito “stage manager”. Sono stati dieci anni fondamentali durante i quali sono entrato in diretto contatto con tutti i big della scena da Frankie Knuckles a Ricardo Villalobos, da David Morales a Luciano, dai Masters at Work a Richie Hawtin, fino ai talenti italiani come Francesco Farfa, un vero e proprio genio del vinile. L’elenco è veramente lungo.

D. Nel 99% dei casi, chi ha una passione come la tua sogna di diventare un DJ e di calcare palcoscenici prestigiosi come il Tomorrowland o l’Ultra Music Festival. Tu invece ti sei concentrato sulla scrittura, come se poter raccontare questo mondo fosse per te il modo migliore di farne parte, avendone una visione obiettiva e per certi versi distaccata. Come ti sei ritagliato questo ruolo e come è iniziata la collaborazione con DJ Mag Italia?

R. L’espressione “club culture” ha sempre stimolato in me la voglia di ricercare e studiare quella cultura. La musica house e la musica techno hanno una storia pazzesca, profonda, rivoluzionaria, che tutti dovrebbero conoscere. Una storia che va al di là della musica. Questa è sempre stata la mia missione. Cercare di divulgare il più possibile questo aspetto, fin troppo denigrato e messo da parte. È importante sapere chi siamo, da dove veniamo e di cosa facciamo parte. Dj Mag è uno sfogo perfetto e naturale per soddisfare questo bisogno.

D. Quando e come è nata la possibilità di collaborare con Albertino e con il suo team? Quanto significa per te far parte di un gruppo di lavoro che ha letteralmente fatto la storia di questo genere musicale nel nostro paese?

R. Dal 2011 ho condotto per tre anni un programma su m2o. Gli studi erano – e sono – nello stesso edificio di Radio Deejay. Trasmettevo dallo studio di fronte a quello di Albertino. Il mio idolo radiofonico. Non potevo non farmi avanti. Mi sono proposto, mi ha messo alla prova, evidentemente gli sono piaciuto. Lavorare con lui e tutto il team del Deejay Time e di Radio Deejay è come giocare nel Real Madrid.

D. La Club Culture sta vivendo una nuova “golden era”. Come interpreti questo momento? Credi sia ciclico, come spesso accade con queste esplosioni di generi musicali, oppure la Dance, Elettronica o EDM è tornata per rimanere definitivamente?

R. La ciclicità dei movimenti è un fatto ampiamente dibattuto e confermato dalla storia. L’eco del boom EDM iniziato nel 2006 è talmente lungo e potente che non sparirà ma si trasformerà presto in qualcos’altro di altrettanto potente. Ormai è una questione di metamorfosi. Tutto nasce, muore e si rigenera alla velocità della luce, che è la velocità di una storia di Instagram. Scenario questo, allo stesso tempo affascinante e apocalittico perché ti mette costantemente di fronte a nuove sfide impossibili.

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D. Credi che la popolarità del movimento dell’elettronica rappresenti in qualche modo lo specchio della società attuale?

R. Sicuramente oggi la musica elettronica fa parte della società come non mai. È ovunque. Nella tua playlist, nei negozi, nelle pubblicità, nei film, nelle serie TV, in classifica… Siamo circondati!

D. Tanti lettori di questo blog hanno delle forti passioni che sperano di poter tramutare in un lavoro. Anche per te è stato così? Che consigli pratici ti sentiresti di dare a chi ha questo sogno?

R. Ogni storia è unica e personale. Sicuramente avere una grande passione da inseguire aiuta a far sì che le cose, prima o poi, possano accadere.

D. Non voglio certo fare uno studio di settore nei tuoi confronti, ma… quanto è dura guadagnare con un lavoro come il tuo? Reputi necessario differenziare le entrate, ad esempio prestando la tua professionalità presso più “realtà lavorative”?

R. Differenziare le entrate è fondamentale sia come arricchimento economico – ovviamente – sia come arricchimento personale e professionale. Nel mio mondo, definiamolo artistico, è raro che le nuove generazioni riescano a vivere di una sola attività. Essere multitasking permette di declinare le proprie skills in ambiti differenti. E poi è noioso fare sempre la stesa cosa per tutta la vita no?

D. Che rapporto hai con i social? Come li utilizzi a livello professionale?

R. Per quanto mi riguarda è un ottimo strumento per diffondere e divulgare il mio pensiero e i miei lavori. Non mi sono mai affidato a nessun tipo di artifizio o social media manager. Forse dovrei quantomeno puntare sulla seconda opzione per arrivare a più gente possibile.

D. Non posso evitare di chiederti un tuo parere sulla triste vicenda di Avicii. Che insegnamenti creda debba lasciarci quanto è accaduto?

R. Uso le sue parole contenute nel testo della canzone ‘The Nights’: “One day you’ll leave this world behind. So live a life you will remember”.

D. Come vedi il futuro delle radio da qui a dieci anni?

R. La radio tra 10 anni sarà molto simile a com’è oggi perché in Italia i processi che portano a rivoluzioni e cambiamenti sono lenti, molto lenti.

D. Ci sono dei libri che hanno condizionato la vita o il tuo modo di approcciare il lavoro?

R. “Last night a DJ saved my life” di Bill Brewster e Frank Broughton; “Come Funziona La Musica” di David Byrne; “Club Cultures” di  Sarah Thornton (1995);  “The Underground is Massive” di Michaelangelo Matos (2015)

Per me intervistare Ale Lippi è stato un onore; ho moltissima stima di questo ragazzo e del suo modo di approcciare questo mondo di “tentazioni”, dove rimanere coi piedi per terra non è cosa semplice.

Se anche tu sei un appassionato di questo movimento, ti lascio con delle risorse che sicuramente ti piacerà scoprire:

– Albertino Everyday su Radio Deejay
– Vuoi diventare un DJ? Scopri DJ Master Class, il corso per DJ

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