Massimo Mazzucco

11 Settembre, sbarco sulla Luna, cancro, Marijuana sono solo alcuni dei temi trattati nel corso degli anni da Massimo Mazzucco.

Massimo Mazzucco è un personaggio che divide. Se ti piace curiosare su Internet, ti sarai sicuramente imbattuto in articoli, video o interi siti web curati da lui e dedicati ai complotti o alle cospirazioni che in qualche modo mettono in discussione una o più “verità” universalmente riconosciute o che smentiscono (o almeno tentano di farlo) la cosiddetta “ufficialità”.

L’ 11 Settembre, lo sbarco sulla Luna, la teoria della Terra piatta, l’assassinio di JFK sono tematiche sempre calde, attorno alle quali si accendono discussioni e dibattiti.

In genere non c’è mai un punto di incontro tra chi la pensa diversamente e così è molto facile incappare in veri e propri scontri verbali tra chi la pensa in un modo e chi la pensa in un altro. Difficilmente quindi, anche un semplice curioso che tenta di farsi un’opinione riesce a trarre delle conclusioni in mezzo a questo vero e proprio “recinto di opinioni” che spesso e volentieri vengono “urlate” senza se e senza ma.

C’è qualcuno però che, nel corso degli anni, grazie alla sua professionalità e al suo carisma, ha tentato di mettere un po’ d’ordine su questi argomenti e si è distinto come “complottista numero uno in Italia”, anche se non ama essere definito in questo modo.

Massimo Mazzucco non è un ragazzino, uno Youtuber o un disoccupato in cerca di scorciatoie.

Mazzucco è ormai un uomo di oltre sessant’anni, ricco di esperienze professionali nell’ambito della produzione, dapprima come fotografo, poi come regista, infine come blogger e documentarista. Da anni dirige il sito luogocomune.net e si è fatto conoscere dal cosiddetto grande pubblico grazie a diverse partecipazioni in programmi televisivi di primo livello durante i quali ha argomentato le sue “teorie cospirative” con professionalità e competenza.

Nel corso degli anni, Mazzucco ha prodotto una serie di approfonditi documentari relativi alle più famose teorie del complotto su argomenti come l’ 11 settembre, la marijuana, la medicina alternativa o lo sbarco sulla Luna.

Intervista a Massimo Mazzucco

D. Ciao Massimo, grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista. Se ti chiedessi “che lavoro fai” cosa risponderesti?

R. Faccio quelli che gli americani chiamano “investigative journalist”. In italiano “giornalista investigativo” non suona bene, perchè ti dà l’idea di uno Sherlock Holmes che risolve i casi criminali, mentre in realtà il mio lavoro è semplicemente quello di fare ricerca su temi determinati, e presentare le conclusioni sul mio sito. Poi, per gli argomenti più importanti, cerco di sintetizzare tutto in un documentario, come nel caso di “Cancro le cure proibite”, “La vera storia della Marijuana” oppure “11 settembre la nuova Pearl Harbor”. E ultimamente “American Moon”, un film sui falsi allunaggi delle missioni Apollo degli anni 60.

D. Raccontaci qualcosa di te, com’è iniziata la tua carriera e quali sono state le esperienze lavorative che più ti hanno formato?

R. Ho iniziato facendo il fotografo di moda. A vent’anni ho conosciuto Oliviero Toscani, e da lui ho imparato il mestiere. Sono arrivato a lavorare per riviste di ottimo livello (Grazia, Amica, eccetera), ma dopo una decina d’anni ho cominciato a stufarmi di quel lavoro. Mi attraeva il cinema, e così ho fatto un primo film (Summertime, 1983) che vinse il premio De Sica al festival di Venezia. Da quel giorno ho lentamente abbandonato la fotografia, e mi sono dedicato esclusivamente al cinema. Poi, a partire dal 2001, con l’avvento di Internet, mi sono interessato sempre di più di vari problemi della nostra storia recente, come ad esempio il caso Kennedy o l’11 settembre. La transizione da film a documentarista è stata per me un passaggio naturale.

D. Qual è stata la molla che ha fatto scattare in te il primo “dubbio” e che ti ha fatto pensare “ma allora non è tutto vero quello che ci raccontano…”?

R. Fu quando vidi in televisione il crollo delle Torri Gemelle. In quel momento vivevo a Los Angeles, e vissi tutto in diretta tv. Mi insospettì soprattutto il fatto che già nelle prime ore del pomeriggio la televisione cominciasse a spargere la voce che “era stato Osama Bin Laden”. Non si sapeva nemmeno ancora chi ci fosse a bordo di quegli aerei, e già le televisioni americane indicavano a reti unificate il nome del colpevole. Qualche mese dopo cominciai a leggere in Internet i primi siti americani che suggerivano la tesi dell’autoattentato, e da lì in poi il mio percorso è stato segnato.

D. Come sei diventato il complottista più famoso d’Italia?

R. Avvenne – mio malgrado – grazie alla trasmissione di Matrix. Nel 2007 Enrico Mentana mandò in onda il mio documentario sull’11 settembre, intitolato “Inganno Globale”, e da quel giorno mi è rimasto appiccicato addosso questo appellativo. Vorrei però chiarire una cosa in proposito: io non mi ritengo un “complottista” nel senso classico del termine, in quanto io non accetto a priori qualunque tesi “dietrologica”. Io prima studio i materiali, valuto gli elementi disponibili, e solo dopo questa analisi decido da che parte stare.

D. Qual è la percezione generale dell’opinione pubblica relativamente a queste tematiche? Vengono viste come “ideologie” appartenenti a nicchie presenti solo in rete oppure il “complotto” è un tema serio e come tale riconosciuto e discusso anche in ambienti più “mainstream”?

R. Purtroppo no. Ormai il termine “complottismo” viene usato per indicare tutte quelle teorie che sono scomode al potere. Si usa spesso la tecnica di mescolare argomenti seri, come ad esempio l’11 settembre, con teorie molto più ridicole, come ad esempio quella della terra piatta, proprio per sminuire il valore delle prime grazie alle seconde.

D. Tra tutti i complotti dei quali ti sei occupato, quali sono stati quelli che più ti hanno appassionato e ai quali hai dedicato più energie?

R. Sicuramente l’11 settembre. L’ho studiato per oltre 10 anni, e vi ho dedicato tre documentari: “Inganno Globale”, “Il nuovo secolo americano”, e “11 settembre la nuova Pearl Harbor”. Solo per completare quest’ultimo film ci ho messo tre anni.

D. Rimaniamo in tema di 11 Settembre. Se ti chiedessero qual è la prova indiscutibile che dimostra la falsità della versione ufficiale, cosa risponderesti?

R. Ce ne sono tantissime. A chi fosse interessato, suggerisco di cercare in rete la mia sintesi del film “la nuova Pearl Harbor”. Ma sicuramente, riguardo al crollo delle torri gemelle, la prova regina è l’argomento della caduta libera. Come confermato dallo stesso rapporto ufficiale, le due torri cadono praticamente ad una velocità di caduta libera, e questo non è in alcun modo possibile, a meno che vi sia qualche altra forza che nel frattempo rimuove la struttura sana sottostante. E l’unico modo conosciuto per rimuovere una struttura sana mentre avviene il crollo è quello di usare una demolizione controllata. Non se ne conoscono altri. La caduta libera dimostra automaticamente la demolizione controllata.

D. L’ultimo documentario che hai prodotto, intitolato “American Moon”, mette in luce diverse incongruenze relative allo sbarco dell’uomo sulla Luna. Come si prepara concretamente un documentario di questo tipo? Quale preparazione, quali studi e quali mezzi si devono mettere sul campo per passare dall’idea al prodotto finito?

R. Anche per realizzare questo documentario ci ho messo circa tre anni. Per prima cosa ho dovuto studiarmi tutta la documentazione ufficiale della NASA. Stiamo parlando di circa 6000 fotografie, e di dozzine di ore di trasmissioni televisive realizzate durante le missioni Apollo. Poi ho messo in fila tutte le anomalie che riscontravo in questa documentazione, organizzandole argomento per argomento. Solo a quel punto inizi a costruire il film, scrivendo una narrazione che leghi insieme tutti gli argomenti che hai scelto di affrontare.

D. Qual è la fonte migliore di guadagno? Il traffico che riesci a convogliare sul tuo sito web o la vendita dei tuoi documentari?

R. Dal traffico sul mio sito io non ricava assolutamente nulla, poiché sul mio sito non c’è pubblicità. Gli unici proventi mi derivano dall’acquisto dei DVD che gli utenti spesso fanno di buon cuore, anche dopo aver già visto i miei documentari on-line. Una specie di “donazione a posteriori”.

D. Quando ci si espone come hai fatto tu su determinati argomenti, è automatico venire in qualche modo “etichettato”. Tu, volente o nolente, sei diventato “Massimo Mazzucco il complottista”. Ti infastidisce questo appellativo? Pensi che l’essere etichettato in tal modo ti abbia creato delle difficoltà anche nel quotidiano, relativamente ai rapporti umani e lavorativi?

R. Come ho detto prima, questa etichetta è il risultato di un automatismo mentale imposto dal pensiero mainstream. Non ci posso fare nulla. Non mi piace, ma lo accetto. Fa parte delle regole del gioco.

D. Nei giorni immediatamente successivi al crollo del Ponte Morandi di Genova, abbiamo assistito sul web ad un fiorire di teorie del complotto relative a quanto accaduto. Sembra ormai che per ogni evento catastrofico si debba per forze di cose generare una teoria alternativa, più o meno fantasiosa. Grazie al successo che hai avuto, ti senti in qualche modo “responsabile” per questo tipo di fenomeno?

R. Assolutamente no, anche perché io ho sempre cercato di mostrare a tutti come sia necessario trovare le prove, prima di sposare una certa teoria. E siccome, appunto, prove sulla demolizione del ponte Morandi non ce ne sono, io rimango necessariamente sulla tesi di un crollo naturale, dovuto alla scarsa manutenzione. Se poi un giorno dovesse uscire qualche prova a favore della demolizione, allora sarò pronto a cambiare idea.

D. C’è un momento della tua carriera che consideri il top della tua esperienza professionale?

R. Fino ad oggi, la pubblicazione in rete del film “11 settembre: la nuova Pearl Harbor”. Lo misi on-line il 10 settembre 2013, è stato visto da milioni di persone, e a tutt’oggi viene considerato il miglior film in assoluto sugli attentati dell’11 settembre. La mia carriera però non è ancora finita, e spero di avere risultati almeno altrettanto importanti con i miei lavori futuri.

D. Di contro, qual è stato il momento più difficile che ti sei trovato ad affrontare a livello lavorativo? Come l’hai superato?

R. Il momento più difficile è avvenuto quando ho deciso di abbandonare il cinema (lavoravo come sceneggiatore per Dino de Laurentiis, guadagnando cifre discrete) e di dedicarmi interamente alla ricerca in Internet. L’ho superato stringendo i denti, perché sapevo che era comunque la scelta giusta da fare.

D. Cosa credi di aver dato al tuo pubblico? E cosa ti è tornato in cambio da loro?

R. Io ricevo regolarmente lettere che mi ringraziano per quello che ho fatto, dicendomi “grazie per avermi aperto gli occhi” su un argomento piuttosto che su un altro. Ma in realtà sono io il primo a trarre beneficio dal mio lavoro, perché sono io stesso che faccio queste scoperte man mano che mi metto alla ricerca. Il fatto poi di rendere disponibili i risultati anche per gli altri è semplicemente una conseguenza del mio percorso, non è la motivazione iniziale.

D. Ultima domanda: dopo 11 Settembre, medicina alternativa, Luna, ecc ecc, qual è il prossimo argomento che ti sta appassionando e che pensi di approfondire?

R. Penso che mi dedicherò all’argomento dei vaccini. Prima studierò a fondo la faccenda, e poi valuterò se sia il caso di procedere con un documentario vero e proprio. È mia abitudine fare un documentario solo quando mi rendo conto di avere qualcosa di interessante da dire su un certo argomento. E questa è una decisione che potrò prendere, come dicevo, solo dopo aver completato la mia ricerca.

Grazie mille Massimo per aver dedicato il tuo tempo a rispondere alle mie domande.

“Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.”

Mark Twain

Se vuoi approfondire gli argomenti che Massimo Mazzucco ha introdotto in questa intervista, visita il sito luogocomune.net

Se ti interessano queste tematiche, ti consiglio di leggere la mia intervista a Fabio Frabetti, conduttore di Border Nights.

E tu, che opinione hai relativamente a queste tematiche? Fammelo sapere commentando qui sotto.

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4 commenti
  1. Marco Rossi
    Marco Rossi dice:

    Ciao Paolo, come ho già scritto commentando su Fb la tua intervista ad Erik, guardado il tuo blog mi sono imbattuto in questa… cosa. Perchè “intervista” non posso definirla.
    Libero di fare ciò che ti pare, siamo in un paese democratico e altri sono liberi di criticarti se qualcosa non quadra. E qui di cose che non quadrano ce ne sono tante, il 99% delle quali escono da Mazzucco. Io ti rimprovero la assoluta mancanza di spirito critico nelle yue domande che, anzi, sembrano costruite ad arte per dare all’intervistato la possibilità di costruire ragionamenti organici senza mai portarlo verso un piano meno ideologico. Perchè Mazzucco è, nonostante le sue affermazioni, uno che porta avanti una sua ideologia con la quale, nonostante le bugie e le omissioni quando parla di web, guadagna migliaia e migliaia di € continuativamente almeno dal 2006.
    Riflettici, questo personaggio mette in circolo la paranoia, cosa di per sè già grave ma, almeno fin’ora, si era limitato a scagliarsi contro chi lo ha rifiutato (fino al 2011 viveva negli States, dove ha fallito col suo mestiere inventandosi quello di complottaro…), adesso inzia ad occuparsi di cose potenzialmente molto pericolose come l’antivaccinismo.
    Ti esorto a smarcarti dalla propaganda assassina di chi vorrebbe tornare alla mortalità infiantile del 1800…

    Rispondi
    • Paolo Sartorio
      Paolo Sartorio dice:

      Ciao Marco, innanzitutto ti ringrazio per il commento. Accetto ogni critica, purché costruttiva. Mi spiace che ti sia arrivato un messaggio errato rispetto alla mia intervista. Se noti, non ho infarcito l’articolo di opinioni personali, soprattuto perché discutere della veridicità o meno di certi argomenti non è lo scopo di questo sito.
      Ho voluto intervistare Massimo Mazzucco in quanto personaggio fortemente catalizzatore e questo è indiscutibile. Mazzucco divide, proprio per gli argomenti che tratta e per il modo in cui lo fa.
      Questa intervista voleva solo raccontare qualcosa di più di una persona che, lo si ami o lo si odi, fa “grandi numeri” grazie al web.
      E lo scopo di questo sito è portare esempi di questo tipo, che possano servire da spunto o da ispirazione.
      Ti ringrazio comunque per la tua critica.

      Rispondi

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